Xango e Ayra: il simbolo del fuoco nel candomblé.

Oggi è il 24 giugno: San Giovanni.

In tutto il mondo occidentale si festeggia questo santo e in moltissimi luoghi, sulle spiagge, in montagna, grandi falò sono accesi.

Nel nordest del Brasile sono celebri le feste in onore di questo importantissimo santo della tradizione cristiana.

È una notte molto attesa e celebrata.

Anche in tanti terreiros di candomblé oggi è un giorno di festa, nel quale sono onorati Xango e Ayra.

Al di là della sincretizzazione che secondo alcune scuole di pensiero esisterebbe tra Xango e San Giovanni, la ragione per la quale il 24 giugno questi due orixás sono celebrati, è che entrambi rappresentano l’elemento naturale del fuoco, a sua volta usato nei festeggiamenti per San Giovanni.

L’elemento che determina l’associazione della festa cattolica del 24 giugno a questi due orixás non è tanto, dunque, il sincretismo, ma il fatto che simbolo di questa ricorrenza sia il fuoco.

Nei rituali di candomblé il fuoco è utilizzato per invocare la protezione contro le malattie, la morte, la sfortuna.

Il fuoco brucia, rinnova, trae luce, illumina il cammino, riscalda, permette di nutrirsi: esso è salvezza, energia vitale, trasformazione.

Ma rappresenta anche una forza difficile da domare, pericolosa, distruttiva.

Probabilmente il simbolo del fuoco quale forza purificatrice, ricorrente in moltissime culture anche lontane tra loro, dipende proprio dal fatto che esso rappresenta due contrari.

Morte e vita: il fuoco distrugge, ma il fuoco è energia che fa da forza motrice.

Simbolicamente, dal fuoco si rinasce purificati.

Un bel mito yoruba, raccolto da R. Prandi, associa Xango alle caratteristiche del fuoco: pericoloso (il padre voleva ucciderlo) ma importantissimo e quindi custodito (viziato da colei che lo allevò); ribelle e risoluto, sempre vittorioso, abituato a fare ciò che vuole. Col fuoco si può giocare ma non si deve scherzare; lo si può domare ma occorre non lasciargli mai spazio.

Ecco il mito:

Xango cade nel fuco e scherza con le braci.

Dadà fu colei che allevò Xango.

Dadà aveva pena di Xango perchè suo padre, Obatalà, aveva ordinato di ucciderlo.

Dadà faceva tutto quel che Xango voleva.

Lei badava tutto il giorno a Xango, gli dedicava ogni attenzione e lo avvertiva di non giocare con il fuoco, di non litigare con gli altri, di non montare a cavallo, perchè avrebbe potuto farsi male.

Ma Xango, molto testardo, faceva quel che voleva.

Lottava e vinceva sempre, andava a cavallo e non cadeva mai.

Una volta Xango voleva continuare a giocare con le braci, perchè gli piaceva vedere come quelle brillavano.

E queste non gli causavano nessun danno.

Xango era un bambino molto maleducato e, da adulto, faceva solo quel che voleva.

Xango non ascoltava consigli da nessuno.

Colpa di Dadà, che l’aveva viziato troppo”.

Axé.

Il papavero simboleggia la risurrezione e, non a caso, ha il colore acceso del fuoco.

Il papavero simboleggia la risurrezione e, non a caso, ha il colore acceso del fuoco.

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