Il potere delle donne nel candomblé.

Questa mattina scorrendo i commenti lasciati dai visitatori della pagina facebook, ho trovato la faccina arrabbiata di una lettrice che, vedendo una foto di una tavolata nel nostro terreiro, ha commentato che il numero degli uomini seduti a tavola appariva sproporzionato.

Non ho contato quanti uomini e quante donne fossero state immortalate in quell’occasione; può essere che in quella foto ci siano effettivamente più maschi che femmine.

Tuttavia il suo commento, giustissimo in un’epoca in cui noi donne stiamo lottando a gran voce per l’affermazione dei nostri diritti, mi è parso inadeguato al contesto cui si riferiva, cioè un terreiro di candomblé.

Ovviamente questa lettrice, così come molti di voi e io stessa prima di conoscere da vicino questa cultura, non può sapere quale sia il ruolo della donna nel candomblé.

Il candomblé nasce invero come struttura matriarcale.

Anticamente gli uomini non potevano nemmeno essere iniziati al culto degli orixás: non potevano incorporare il santo (cioè essere preparati ad accedere all’energia interiore del proprio orixá), ballare nello xiré degli orixás e, quindi, non potevano aspirare al ruolo di Pai de Santo.

In alcune case molto tradizionaliste si conserva ancora questa proibizione; in altre, sempre legate alla tradizione ma non così integraliste, è concesso agli uomini di essere iniziati ma in nessun modo di assumere il ruolo di Pai de Santo, poichè la guida del terreiro si tramanda in linea esclusivamente femminile, da una Mae de Santo all’altra.

Ho chiesto a Pai Odé il perchè di questo potere così forte in mano alle donne in un’epoca, quella in cui il candomblé è nato in Brasile, in cui è arduo pensare che la società brasiliana potesse vantare questa apertura.

La risposta è stata tanto semplice quanto ricca di significato e di rispetto per tutto ciò che la donna rappresenta.

Il candomblé è una religione e una tradizione culturale che implica il prendersi cura degli orixás e dei loro figli (tutti gli iniziati).

La donna, la madre, è colei che, per definizione, accoglie, protegge, cura.

Nel candomblé degli inizi quasi tutti i rituali erano riservati alle donne, in quanto ritenute uniche in grado di curare le divinità.

Si trattava però di un ruolo di accudimento che non era concepito quale servizio, in una condizione di servilismo e subordinazione.

Al contrario, in tanto questo compito era affidato esclusivamente alla donna, in quanto era considerata l’unica degna agli occhi degli Orixás.

Nel candomblè tradizionale, pertanto, le donne non solo non erano subordinate agli uomini, bensì era indiscusso il loro ruolo di comando.

Al giorno d’oggi in molti terreiros la tradizione di matriarcato si è persa e alla guida della Comunità si trovano facilmente uomini.

Non si pongono tuttavia questioni di tensione di potere tra i due sessi e, in qualche modo, si percepisce sempre il ruolo primario di accudimento e cura riservato alle donne.

Il candomblé postula un rigido ordine gerarchico e richiede un rispetto di ruoli che dipendono, sostanzialmente e semplificando, “dall’anzianità di santo”.

Come in tutte le comunità, possono esserci questioni sulle distribuzioni di potere nella scala gerarchica ma, nella mia esperienza diretta e per quanto mi conferma Pai Odè, non si pongono invece temi di minori diritti di alcune categorie di persone.

Piuttosto, nel candomblé si assiste a una grande apertura alle minoranze, ad esempio a persone che subiscono discriminazioni razziali o in ragione dell’orientamento sessuale.

Mi piace pensare che questa sia la felice eredità lasciata da popoli che hanno dovuto lottare per la loro libertà.

La mimosa, rappresenta per tutti il potere femminile.

La mimosa, rappresenta per tutti il potere femminile.

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