Oxum: la frustrazione e la resilienza.

Si è detto moltissimo sull’anno appena trascorso, sulle sfide che ha portato a tutti noi, come individui, come famiglie e come società.

Si è trattato di un anno di dolore e di paura, in cui tutti abbiamo sperimentato l’ansia che deriva dall’imprevedibile e dal senso di impotenza.

Non ho però letto commenti che abbiano osservato il 2020 dal punto di vista di un sentimento in particolare: quello della frustrazione.

La frustrazione è il mancato appagamento.

In psicologia, questo termine indica uno stato psichico di profonda depressione o di sconfitta, che insorge di fronte a difficoltà sentite come insormontabili.

Nella vita siamo chiamati sin da bambini a fronteggiare questo sentimento e l’imparare a gestirlo è un passo importante nello sviluppo psichico della persona.

Vorrei chiedere a tutti voi quanto il senso di frustrazione abbia dominato il 2020 e ancora sia presente in questo inizio di anno nuovo.

Sono certa che tutti noi abbiamo sperimentato o stiamo sperimentando quel dolore, a volte perfino fisico - una stretta al petto, un nodo in gola, un forte mal di testa - che deriva dall’inappagamento di un bisogno.

Non deve essere qualcosa che tutti considerano come fondamentale, ma se lo è per noi, ad esempio potersi recare nel terreiro per i rituali di ringraziamento agli orixás, il dovervi ripetutamente rinunciare per via delle restrizioni negli spostamenti o per altre ragioni di prudenza indotte dalla pandemia è fonte di dolore e di ansia.

Cosa fare quando la frustrazione diventa insopportabile?

Il candomblé, la saggezza degli antenati e la risposta alla domanda.

Il percorso nel candomblé è un cammino dentro sé stessi.

La rinascita spirituale parte dalla riscoperta della propria forza interiore (cioè, del proprio orixá).

La maggior parte delle persone si accosta a questo percorso in momenti di grande difficoltà della vita.

La proposta del candomblé e degli orixá è di osservare ogni ostacolo che si pone nella nostra vita come un blocco energetico che dipende, quasi sempre, dal non essere in linea con il proprio destino e con l’obiettivo di vita da raggiungere.

Compreso l’Odu (il destino), il contatto con l’orixá e con la propria forza interiore è ciò che trasforma la difficoltà in opportunità.

Non è un miracolo che viene da fuori, ma un cambiamento che parte da dentro.

Tutti gli orixás ci aiutano, ma Oxum, che è l’orixá reggente nel 2021, sa in particolare modo trarre vantaggio dalle difficoltà ed è pertanto a lei che dobbiamo rivolgerci fiduciosi per trasformare la frustrazione in stimolo per andare avanti.

Chiediamo ad Oxum di farci vedere l’altro lato della medaglia: il bello, il buono e il vantaggioso che sono la vera ragione energetica per cui una certa cosa, che vorremmo tanto che accadesse in un certo modo, non si sta verificando così come noi l’abbiamo programmata.

Oxum ci insegna a vivere le difficoltà come opportunità.

Non sempre siamo in grado di vedere subito il nuovo e il bello che si nascondono nella difficoltà e nell’imprevisto.

Oxum ci suggerisce però di adoperarci per scoprirlo e “trasformare il 17 in 71”!

Il messaggio è in questo mito:

Si racconta che un giorno Oxala, in viaggio, fosse diretto verso il palazzo di Oxum.

Exu, venutolo a sapere, corse ad avvisare Oxum perchè si preparasse ad accogliere il grande orixá funfun.

Oxum si mise subito all’opera perchè tutto nel suo palazzo fosse all’altezza del visitatore ma, nella fretta dell’organizzazione, dimenticò di invitare al ricevimento le potenti streghe Iya-mi.

Le fattucchiere decisero allora di umiliarla davanti a tutti per vendetta.

Il giorno del ricevimento, Oxoronga si intrufolò di nascosto nel palazzo di Oxum e cosparse di una polvere magica il trono su cui lei si sarebbe seduta per ricevere Oxala e che avrebbe ceduto ad Oxala in segno di onore e rispetto.

Quando Oxala entrò nel palazzo, tutto era bianco, immacolato e perfetto.

Oxum lo attendeva seduta sul trono e non appena egli entrò nella sala, si alzò per cedergli il posto.

Ma per quanto si sforzava, rimaneva incastrata nel trono.

Usando tutta la sua forza, riuscì a superare la magia e ad alzarsi ma nel farlo si ferì e macchio con sangue il trono immacolato preparato per Oxala.

Questi al vedere il sangue sul trono destinato a lui, si sentì oltraggiato e se ne andò.

Oxum non riusciva a comprendere cosa fosse accaduto e consultò l’oracolo, scoprendo che si era trattato della vendetta di Oxoronga.

Allora Oxum chiese ad Exu di andare a implorare Oxala di tornare al suo palazzo,

Quando Oxala entrò nuovamente, trovò Oxum accovacciata davanti al trono macchiato di sangue in segno di contrizione ma, non appena Oxala entrò, Oxum cominciò a sventolare il suo ventaglio sulle macchie di sangue, trasformandole in una pioggia di penne rosse di ekodide.

Oxala fu cosi ammirato per la capacità di Oxum di venire fuori dalla difficoltà, che le diede il permesso da quel momento in poi di collocare una penna rossa di ekodide sulla fronte di ogni iniziato.

Axé!

Il fior di loto esprime la resilienza

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